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Elio Fiorucci. Piazza S. Babila

Milano. Finisce così una leggenda metropolitana

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Ieri stavo scrivendo un articolo sui nuovi retailer anglosassoni, quando mi giunge la notizia della scomparsa di uno dei più grandi personaggi che hanno “fatto” la moda. Fiorucci, al quale voglio dedicare questo pezzo.
Chi, come me, ha vissuto in pieno i famosi “anni ‘80” con tutti i suoi beni e tutti i suoi mali, non può che inserire Elio Fiorucci tra le persone che hanno dato vita a quegli anni. Io allora mi occupavo di moda, alcune persone ancora lo ricordano. La mia zona era quella di tanti miei colleghi: piazza S. Babila, lì si bazzicavano bar e locali continuamente per incontrare e incontrarsi. Ovviamente una delle mete fisse era il negozio bizzarro, innovativo, creativo di Fiorucci in Galleria Passerella.
Ebbi modo di conoscere Elio Fiorucci proprio in quegli anni; una sua strettissima collaboratrice e assistente, della quale ero molto amico, me lo presentò. Ricordo che mi colpì subito la sua gentilezza, era cortese, intelligente e acculturato.  Restammo a parlare a lungo, io a quel tempo collaboravo con Gianfranco Ferré, persona che lui ammirava molto. Era di pomeriggio, e andammo avanti fino a sera, poi finimmo a cena al “Paper Moon”, locale che Fiorucci amava frequentare, e andammo avanti nei nostri discorsi.
Più avanti, tutto cambiò, un grande vento spazzò via tutte le cose brutte di quegli anni, ma, come spesso accade, si portò via anche alcune cose belle che non erano state protette a dovere. Me compreso.
Elio Fiorucci, personaggio, come lo definisce oggi Annachiara Sacchi sul Corriere, tra il genio e il business. Trovo che non ci sia definizione più calzante di questa. Importante fu anche la conoscenza e l’ammirazione che Andy Warhol ebbe per lui e per le sue creazioni, per i suoi simboli coloratissimi. La sua è stata la vera moda pop, molti poi hanno cercato di imitarla ma nessuno mai è riuscito a creare così bene i jeans, i fumetti, la musica: tutto insieme con allegria creativa.  Io c’ero anche quel giorno del giugno 2003, l’ultimo giorno di apertura del negozio Fiorucci, il negozio degli “Angeli”.
Tempo fa lo rincontrai in una manifestazione di moda, il White. Io ero rientrato da poco in quel mondo come consulente; un’azienda mi aveva contattato; ricordava un certo mio background passato, mi chiese alcune consulenze nel settore pelletteria. Fiorucci passò dallo stand nel quale mi trovavo, era in compagnia di Stefano Beraldo. Ci salutammo e restammo a parlare come vecchi amici. Sempre gentilissimo, e di nuovo restai colpito: ricordava perfettamente tutto di quel nostro incontro, di quella cena avvenuta tanti anni prima.
Milano ha perso un grande uomo, un personaggio. Un uomo, definito benissimo da Lina Sotis, che non aveva fame di fama.

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