43 252 003 274 489 856 000 combinazioni possibili
Nell’era dei giochi virtuali, informatici e/o tecnologici, sembrerebbe fuori luogo o semplicemente controtendenza parlare del cubo di Rubik eppure è ancora attuale. Intriga o scoraggia, il cubo “casse- tête” continua a stimolare strategie risolutive e vincenti.
Creato nel 1974 da un professore di architettura ungherese di nome Erno Rubik che all’età di ventinove anni ha voluto proporre ai suoi studenti una riflessione sulle nozioni dello spazio e della tridimensione.
Un rompi capo matematico che nasce quasi per gioco, con il precipuo scopo di far indovinare ai suoi ragazzi come le 6 facce si articolavano tra di loro intorno a 3 assi principali. Sedotto dall’idea di alcuni amici di pitturarlo di colori diversi, il professore brevetta il cubo e lo commercializza. Contattato successivamente dal gruppo Ideal Toys il cubo colorato passa dalle vetrine dei piccoli negozi di Budapest ai grandi magazzini di Londra, New York e Parigi.
43 trilioni di soluzioni possibili, nulla è lasciato al caso, nessuna improvvisazione o colpo di fortuna, solo e soltanto metodi strategici, allenamento e perseveranza.
Un gioco matematico che si ripropone in una nuova versione V-cube 7, ovvero la versione a 7 facce, variante creativa con più tasselli che ha richiesto ai suoi creatori l’ideazione di un design speciale lievemente bombato da rendere i singoli pezzi più facili da manovrare.
E per gli irriducibili la versione a 8, 9, 10 e 11 facce, strutture impossibili per menti fini e pazienti.
Rompi capo si o rompi capo no?